mercoledì 9 novembre 2011

Incontro a Palazzo Morando

Tutte le mode, in un certo senso, nascono come "emancipazione dal Parigi" ma ogni storia di questa emancipazione è diversa, peculiare e ricca di implicazioni che hanno a che fare con il passato, le storie sartoriali, gli scambi commerciali tra i paesi, le specialità manifatturiere, l'emergere di nuove "capitali della moda" (...) Le grandi potenze come Cina, India, Brasile sono interessate sia allo sviluppo della creatività locale, sia all'interazione con la moda internazionale in modo sempre più originale. [Introduzione, pag. VII]



Nell'attesa che il sole autunnale torni timido a scaldare l'aria e permetta alle nostre mani di spuntar fuori dalle maniche del maglione, Moi Aussi è andata a sbirciare tra le stanze di Palazzo Morando, in via S. Andrea n. 6 a Milano, dove si è tenuta, alle 18.00 di ieri pomeriggio, la presentazione del saggio di Simona Segre Reinach dal titolo "Un mondo di mode. Il vestire globalizzato", edito da Laterza.
Un momento di incontro con l'autrice per discutere dei temi più caldi che riguardano un'industria della moda sempre più transnazionale e globalizzata.
Lo sguardo è rivolto a Cina, India e Brasile, paesi emergenti nell'industria manifatturiera investiti tuttavia da una sorta di preconcetto (in termini di qualità e di target) proveniente dallo strapotere e dalla influenza dei brands occidentali.
Nell'immaginario collettivo Cina vuol dire scarsa qualità, Brasile invece fa rima con beachwear, e così via.
Questi paesi in realtà nascondono una artigianalità e una competenza autentiche che ne fanno delle vere e proprie potenze emergenti nel settore, la cui influenza è assorbita dai giovani che hanno oggi una visione largamente globalizzata poichè hanno la possibilità di formarsi in diversi paesi del mondo, per riversarsi nell'attività stilistica della creazione del prodotto-moda, traguardo di un processo produttivo industriale destinato ad essere immesso in uno specifico mercato di riferimento e che necessita di essere salvaguardato in termini di originalità.
Sintesi del connubio tra influenza occidentale e orientale è la moda islamica, il c.d. l'islam chic, che utilizza capi occidentali armonizzandoli alle esigenze della donna musulmana, cui l'autrice dedica un capitolo del saggio.
La moda dunque oggi è svincolata dalla visione eurocentrica ma trova nuovi punti nevralgici.
Il fulcro su cui si innesta la riflessione dell'autrice è quindi la necessità di restituire la giusta considerazione al polo orientale, di salvaguardare il "Made In" e il background storico-culturale che ha reso grande negli anni il polo occidentale, nella ricerca di una sorta di dialogo reciproco, una giusta interazione tra i due, senza che necessariamente l'uno escluda l'altro. Un vero e proprio meltin' pot della moda.



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